Tatuaggi sul viso

Tattoo on face



Tatuaggi sul viso

 

Negli ultimi anni, anche grazie (o a causa?) di giovani cantanti che godono, grazie ai social ed alla TV, di una grande visibilità mediatica, i tatuaggi sul viso sono diventati quasi “una normalità”, specialmente per le “nuove generazioni”.

 

Nonostante il tatuaggio in generale anche in Italia, paese ideologicamente piuttosto “chiuso” e “conservativo”, siano ormai socialmente accettati viso, mani o testa tatuati suscitano ancora in molte persone l’idea di relegazione ai margini della società per chi “appare” in questo modo.

 

Forse non tutti lo sanno, ma esiste una serie di leggi che disciplinano i tatuaggi e le modalità con cui questi possono essere eseguiti.

Non parliamo solo di norme igieniche e di autorizzazioni che i tatuatori devono possedere, ma anche di regole che i tatuati sono tenuti a rispettare come, ad esempio, una persona con un tatuaggio non può donare il sangue per almeno quattro mesi dall’esecuzione dello stesso, per scongiurare che il sangue sia stato contagiato da malattie veneree, che potrebbero essere ancora in incubazione e non rilevabili.

 

“È legale tatuarsi il viso?”

 

Questa domanda ricorrente, per trovare risposta, ha bisogno di alcune premesse importanti.

 

Nonostante le proposte di legge già depositate in Parlamento, non esiste, allo stato attuale, un’unica legge nazionale sui tatuaggi. 

Sono state, però, promulgate alcune leggi regionali, non per questo meno vincolanti, soprattutto in materia di “esecuzione del tatuaggio”, supportate dalle Circolari e le Linee Guida del Ministero della Salute.

 

È importante sottolineare che chi ha un tatuaggio può, ad esempio, partecipare a concorsi pubblici ma, per quelli delle Forze dell’Ordine (militari, Polizia, Carabinieri, Finanza) sono vietati:

 

  • i tatuaggi visibili (secondo la giurisprudenza, si deve trattare di una «visibilità di una certa evidenza»);
  • i tatuaggi che “manifestano una personalità abnorme”

 

Quindi, si può essere licenziati per un tatuaggio?

 

La libertà espressiva è un fondamento sacrosanto, ognuno è libero di scegliere il proprio “look” per la legge Italiana, purché sia pronto ad accettare le conseguenze che ciò può comportare. Anche le aziende, infatti, sono libere di fare le proprie scelte e decidere se:

 

  • non assumere chi ha un tatuaggio;
  • adottare un regolamento interno ove si obbligano i dipendenti a non mostrare i tatuaggi alla clientela.

 

Avere un tatuaggio, anche in un posto del corpo visibile, non è di per sé causa di licenziamento nei rapporti di lavoro pubblico o privato, a meno che non si risolva in un deliberato atto di insubordinazione alle direttive del datore di lavoro.

Il regolamento in merito deve comunque essere “antecedente” all’assunzione o comunque all’esecuzione del tatuaggio da parte del dipendente perché l’eventuale sanzione disciplinare possa essere applicata.

 

Detto questo possiamo finalmente dire “sì”, tatuarsi il viso è legale.

 

La scelta libera di farlo, comunque, si scontra con un “costume sociale” che in particolari circostanze, ancora oggi, non vede di buon occhio i tatuaggi “troppo visibili” e alle regolamentazioni di diverse aziende e in alcuni casi anche dei Contratti Nazionali del Lavoro che vietano, a tutti i dipendenti, di mostrare i tatuaggi alla clientela.

 

L’altro aspetto, non meno importante tra gli “addetti ai lavori”, è il discorso etico professionale che, da sempre, sancisce una serie di regole precise per chi pratica la professione di tatuatore. 
Non è definibile “legge” poiché non riconosciuta legalmente ma questa serie di “norme etiche” vogliono, ad esempio, che il tatuatore rinunci alla possibilità di tatuare il cliente in zone troppo visibili, quali mani, collo e viso qualora si trovasse di fronte ad una persona “poco, o per niente tatuata”. 
Addirittura un tempo si sentivano anche abbozzare percentuali come “non ci si tatua il collo con meno del 50% del corpo tatuato”. 

La “Legge”, in quanto tale, non accetterebbe una stima così “approssimativa” per regolamentare questa pratica ma, sicuramente, per i professionisti era ed è ancora una buona modalità di approccio alla body-art! 
 

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