Tatuaggi luminosi, la scienza applicata al mondo del tattoo.



Tatuaggi "luminosi" che possono indicare lo stato di salute di chi li "indossa"? 

Questa sembra essere la nuova frontiera dell'applicazione del tattoo...





Tattoo luminosi

Potrebbe sembrare (e forse, in un certo senso, diventare) la “nuova moda” nel mondo del tattoo, ma lo studio alla base di questa nuovissima tecnologia ha obiettivi ben più profondi. 

Tatuaggi luminosi in grado, ad esempio, di illuminarsi quando un atleta è a rischio disidratazione, una persona affetta da una particolare patologia potrebbe vedere illuminarsi il tatuaggio quando la situazione clinica è a rischio e necessita di un intervento, come succede ai diabetici con la misurazione della glicemia. 

Solo due semplici esempi di quella che potrebbe, davvero, essere una rivoluzione per il tatuaggio e che potrebbe così avere un’utilità mai immaginata prima. 



Ma come funzionerebbe in realtà?

La tecnologia è molto simile a quella OLED degli schermi di tv e smartphone. Il pigmento bio-organico viene miscelato con gli OLED ed, integrato con altri sensori, può essere applicato sulla pelle per monitorare lo stato di idratazione o l'esposizione al sole, sugli alimenti può indicare quando sono scaduti, mentre su abiti e unghie può diventare un accessorio di moda. 

Lo studio, sviluppato dall'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) con l'University College di Londra, è stato pubblicato sulla rivista Advanced Electronic Materials.

Il tattoo si trasferisce a pressione se inumidito con l'acqua, un po’ come i trasferelli, per capirci, niente aghi (per ora!). 

Spesso appena 2,3 millesimi di millimetro è composto da un polimero elettroluminescente che emette luce quando viene applicato un campo elettrico ed è in grado di indicare una “particolare condizione” della superficie che lo ospita. 

Nei vari esperimenti il tattoo è stato applicato su una lastra di vetro, una bottiglia di plastica, un'arancia e una confezione di carta e sono state, appunto, monitorate le variazioni di luce base alle diverse condizioni della superficie “ospitante”.

“Il nostro studio è una prova di principio, un primo passo”, spiega Franco Ciancalli dell'University College di Londra. “Le sfide future includono l'incapsulamento degli Oled, per fermare per quanto possibile la loro degradazione a contatto con l'aria, e l'integrazione con una batteria o un supercondensatore”.

“I tatuaggi elettronici rappresentano un settore di ricerca in espansione”, aggiunge Virgilio Mattoli dell'IIT. “All'Istituto Italiano di Tecnologia abbiamo già sviluppato elettrodi che possono essere applicati sulla pelle per eseguire test diagnostici come l'elettrocardiogramma. Il vantaggio di questa tecnologia è che è a basso costo, facile da applicare e usare, e si elimina facilmente con acqua e sapone”.

La tecnologia, applicata all’arte, potrà così davvero rivoluzionare il mondo del tattoo? 



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